"Siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi ma questa triade essenziale: verità, bontà e bellezza". Un invito a uno stile professionale e di vita che papa Francesco ha rivolto stamani ai giornalisti ricevuti in udienza nell'aula Paolo VI, sottolineando come questo lavoro "necessita di studio, di sensibilità, di esperienza e comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza".
Messaggio che arriva "urbi et orbi" nel settore dell'informazione,
essendo presenti giornalisti provenienti da ogni parte del mondo, arrivati a
seguire due eventi storici che si sono succeduti nell'arco di un mese nel più
piccolo stato del mondo, ovvero la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato e
l'elezione di un nuovo papa. Un nuovo papa che porta con sé in dote tre
elementi immediati di novità: la provenienza dall'America Latina, l'essere
gesuita e l'aver scelto - primo nella storia della Chiesa - il nome Francesco.
Ma le sorprese di questo pontificato potrebbero essere numerose e di grande
portata, è questione di aspettare.
Di
sicuro papa Francesco ha una grande capacità di trasmettere contenuti ed emozioni,
facendo sognare una Chiesa tutta attenta all'uomo, alla pace, al creato. Da qui
la scelta del nome del santo di Assisi che papa Bergoglio ha raccontato essere
maturata in Cappella Sistina, appena raggiunta la quota dei due terzi dei voti.
Il
cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo, appena toccato il
quorum necessario per l'elezione lo abbracciò dicendogli di non dimenticarsi
dei poveri.
"In
relazione ai poveri - ha spiegato- ho pensato a Francesco d'Assisi. Poi ho
pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E
Francesco è l'uomo della pace. E così è venuto il nome, nel mio cuore:
Francesco d'Assisi. È per me l'uomo della povertà,
l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce il creato… È l'uomo che ci dà questo spirito di
pace, l'uomo povero. Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!".
Papa Francesco sembra così richiamare fortemente,
anche gli operatori dei media, alla dimensione della fede che caratterizza la Chiesa,
assieme ovviamente alle tematiche di "governo".
Un elemento che rappresenta una vera e
propria sfida per chi fa questo mestiere: riuscire a tenere il giusto
equilibrio tra gli aspetti mondani, propri della Chiesa come Stato, e quelli
spirituali, costituitivi della sua stessa essenza.
"Gli eventi ecclesiali - ha
sottolineato papa Francesco - non sono certamente più complicati di quelli
politico o economici. Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare:
rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie mondane
e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli a un pubblico
vasto e variegato".
Ricordando quindi che al centro della
Chiesa sta Cristo e non il successore di Pietro: "come ha ripetuto più
volte Benedetto XVI - ha sottolineato il papa argentino - Cristo è presente e
guida la sua Chiesa. In tutto quanto è accaduto il protagonista è, in ultima
analisi, lo Spirito Santo. Egli ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per
il bene della Chiesa, egli ha indirizzato nella preghiera e nell'elezione i
cardinali".
Questo è "l'orizzonte
interpretativo, l'ermeneutica" cui invita il papa per interpretare i
fatti, cercando di "conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e
anche il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e con i suoi peccati, e
conoscere le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche
per comprenderla".
Conoscenza che non significa necessariamente
appartenenza, di questo papa Francesco è consapevole, dinanzi a tutti i
giornalisti presenti. Così consapevole da non impartire la benedizione.
"Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la mia benedizione - ha
concluso - ma dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica,
altri non sono credenti, imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a
ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno ma sapendo che ciascuno
di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica". (eli)
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